Nel luglio del 2014 ho assistito per la prima volta a una conferenza-performance letteraria. Ero andata come uditrice a seguire i lavori di una giornata di studio dal titolo La littérature du XXIe siècle, che si inseriva nel congresso annuale dell’Association Internationale des Etudes Françaises (AIEF), un’istituzione solida e tradizionale nata in Francia alla fine della seconda guerra mondiale, che riunisce studiosi di lingua, letteratura e cultura francese. L’AIEF organizza un congresso annuale che si sviluppa su tre giornate, ognuna delle quali si concentra su un tema di ricerca specifico, privilegiando un approccio diacronico in modo che siano suscitate riflessioni a largo spettro sulla storia della cultura. Nel 2014 il programma prevedeva oltre alla prima giornata dedicata alla letteratura contemporanea, due approfondimenti: uno sullo scrittore Romain Gary e l’altro su Les mémoires historiques en France du XVIIe au XIXe siècle. La letteratura del ventunesimo secolo mi interessava perché era ed è ancora il mio ambito di ricerca privilegiato, per di più avevo scoperto dal programma che si sarebbe trattato di autrici e autori e opere che si situano alla confluenza tra la letteratura e l’arte. Inoltre, proprio in quel periodo, mi ero avvicinata al lavoro di scrittrici e scrittori che uscivano dallo spazio del libro stampato e creavano nuove forme per fare e dire le loro creazioni. Così, in chiusura alla giornata di studio, ho assistito stupita, divertita prima e entusiasta poi, alla conferenza-performance di Emmanuelle Pireyre che si è presentata con un cappello di pelo di lince sulla testa e ha intrattenuto il pubblico in sala, composto per lo più da persone in età avanzata, con alcune tematiche che aveva trattato nel suo libro Féerie générale. Il testo è caleidoscopico e tratta di argomenti disparati che affrontano situazioni reali, proponendo sette domande tra cui: «Comment habiter il paramilitare?», «Friedrich Nietzsche éyait-il halal?», e ancora «Comment fait-on lelit d’un homme non schizoide e non aliené?». L’autrice ha inoltre intrattenuto il pubblico con una presentazione power point accompagnata da alcuni video e da intermezzi musicali. L’assemblea ascoltava le risposte alle domande che la performeuse si era posta e guardava sullo schermo la proiezione dei brevi video dove Pireyre stessa era in scena in qualità di intervistatrice di esperti che l’avrebbero supportata nella sua ricerca. In quell’occasione capii che, in maniera divertente, la letteratura aveva trovato nuovi spazi per dispiegarsi e per continuare a svolgere il suo ruolo di stimolatrice di idee e di prese di coscienza, di trasmettitrice di conoscenza anche di argomenti che esulano generalmente dalla sfera letteraria. In questa performance, che si intitola Lynx, Pireyre si interroga su situazioni contemporanee delicate, sull’impatto della tecnologia e della rete Internet sui nostri modi di vita, sulle mode e sui luoghi comuni, sulla corsa agli armamenti… e si propone come non esperta che cerca i riscontri documentandosi e interagendo con gli esperti e gli scienziati. La sua pratica di costruzione di una letteratura di indagine, che pone l’attenzione sulla nostra contemporaneità, proponendo percorsi apparentemente tradizionali che sono invece altamente sperimentali, è sintomatica di una rinnovata agentività della pratica letteraria, che esce dal terreno conosciuto e rassicurante della forma libro e si ibrida con altre forme creative mantenendo il suo fine ultimo di porre uno sguardo critico sul mondo. Si tratta di ‘littérature impliquée’ come la chiamano in Francia, meno politica della scrittura engagée, che opera dall’interno del campo letterario guardando con occhi nuovi la realtà per raccontarla e al tempo stesso per ‘allargare’ la letteratura attraverso nuove esperienze, tentando «de lui faire prendre l’air, de la faire respirer, à partir d’éléments hétérogènes à son territoire – éléments qui peuvent être de différents ordres –, mais aussi de potentiellement chahuter ses formes traditionnelles, en allant vers quelquechose de moins hiératique, de plus délayé».
L’evoluzione della conferenza-performance artistica che si è sviluppata negli anni Sessanta è stata oggetto di un recente volume di V. Athanassopoulos (a cura di), Quand le discours se fait geste. Regards croisés sur la conférence-performance, Lyon, Presses du Réel, 2018. L’inizio dello sviluppo di questa pratica dove il dire e il fare convergono nell’ambito letterario si attesta a partire dal nuovo millennio.
Cfr. gli atti delle tre giornate di studio apparsi nella rivista Cahiers de l’Association Internationale des Etudes Françaises (CAIEF) (67, 2015).
Il punto di partenza per la mia riflessione è stata la lettura di un numero monografico di Littérature: O. Rosenthal, L. Ruffel (dir.), La littérature exposée. Les écritures contemporaines hors du livre, Littérature, 160, 2010 <Revue Littérature 2010/4 | Cairn.info> [accessed 04.03.2023]. Nel 2018 è uscito un nuovo numero: Id. (dir.), La littérature exposée 2, Littérature, 192, 2018 <Revue Littérature 2018/4 | Cairn.info> [accessed 04.03.2023].
E. Pireyre, Féerie générale, Paris, L’Olivier, 2012; ed. it. Ead., Incantesimo generale, trad. it. di F. Bonomi, Roma, Gremese, 2013.
Cfr. N. Murzilli, ‘Emmanuelle Pireyre’, Publifarum, 30, 2019 <https://riviste.unige.it/index.php/publifarum/article/view/1921/2435> [accessed 05.03.2023].
«La poésie ne pouvant plus être conçue comme expression offensive ou revendicative d’une aspiration, d’une colère, d’une indignation, etc., mais comme exploration de ce qui ne se dit pas, ou comme recherche et restitution du sens perdu ou altéré des mots […]» (J.-M. Gleize, ‘Pour une écriture impliquée’, Lignes, 66, 2021, p. 95).
C. Lahouste, ‘D’une littérature activiste. Perspectives contemporaines (Emmanuelle Pireyre, Antoine Boute, Philippe De Jonckheere)’, Littérature, 201, 2021, p. 150.